Buongiorno amici lettori,
dopo uno stop durato quasi due mesi, ritorno finalmente con una nuova recensione e posso dirvi che non vedevo l'ora di leggere e parlarvi di "Il grido della rosa" di Alice Basso. Secondo volume della nuova serie con protagonista la frizzante Anita Bo ambientata nella Torino degli anni '30, la lettura di questo romanzo è stato amore a prima vista, o meglio a prima pagina 😍
Titolo: Il grido della rosa
Autore: Alice Basso
Editore: Garzanti
Pagine: 320
Prezzo: 16,90 €
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Torino, 1935. Mancano poche settimane all’uscita del nuovo numero della rivista di gialli «Saturnalia». Anita è intenta a dattilografare con grande attenzione: ormai ama il suo lavoro, e non solo perché Sebastiano Satta Ascona, che le detta la traduzione di racconti americani pieni di sparatorie e frasi a effetto, è vicino a lei. Molto vicino a lei. Alla sua scrivania Anita è ancora più concentrata del solito, ancora più immersa in quelle storie, perché questa volta le protagoniste sono donne: donne detective, belle e affascinanti, certo, ma soprattutto brave quanto i colleghi maschi. Ad Anita sembra un sogno. A lei, che mal sopporta le restrizioni del regime fascista. A lei, che ha rimandato il matrimonio per lavorare. A lei, che legge libri proibiti che parlano di indipendenza, libertà e uguaglianza. A lei, che sa che quello che accade tra le pagine non può accadere nella realtà. Nella realtà, ben poche sono le donne libere e che non hanno niente da temere: il regime si fregia di onorarle, di proteggere persino ragazze madri e prostitute, ma basta poco per accorgersi che a contare veramente sono sempre e solo i maschi, siano uomini adulti o bambini, futuri soldati dell’Impero. E così, quando Gioia, una ragazza madre, viene trovata morta presso la villa dei genitori affidatari di suo figlio, per tutti si tratta solo di un incidente: se l’è andata a cercare, stava di sicuro tentando di entrare di nascosto. Anita non conosce Gioia, ma non importa: come per le sue investigatrici, basta un indizio ad accendere la sua intuizione. Deve capire cosa è successo veramente a Gioia, anche a costo di ficcare il naso in ambienti nei quali una brava ragazza e futura sposa non metterebbe mai piede. Perché la giustizia può nascondersi nei luoghi più impensabili: persino fra le pagine di un libro.
La nuova protagonista nata dalla penna acuta di Alice Basso ha conquistato tutti: le classifiche dei libri più venduti, i lettori che sono già fan della ghostwriter Vani Sarca e la stampa più autorevole. Anita è entrata nel cuore di chiunque ami il potere dei libri, le investigazioni ricche di misteri e e protagoniste uniche nel loro genere.
Possibili spoiler per chi non avesse letto il volume precedente della serie
vi lascio QUI la recensione di Il morso della vipera (vol. 1)
«Vedi, a tradurre tutti quei gialli. A volte ci si fa un intuito migliore persino di quello di un giornalista»
Dopo averci fatto emozionare con la serie dedicata alla ghostwriter Vani Sarca, Alice Basso ci fa nuovamente innamorare della sua penna e dei suoi personaggi con la nuova serie dedicata ad Anita Bo, la frizzante dattilografa della Torino degli anni '30.
A pochi mesi dalle nozze con Corrado, Anita è alle prese con il nuovo lavoro da dattilografa presso la rivista "Saturnalia", che pubblica traduzioni di racconti mistery americani, e, ispirata dagli investigatori di cui scrive insieme al suo capo Sebastiano Satta Ascona, con la nuova passione di entrambi di risolvere casi insidiosi.
I due investigatori provetti lottano a modo loro contro il fascismo: non potendo fare altro per portare alla luce i casi insabbiati dal regime, denunciano i fatti di cronaca realmente accaduti spacciandoli per uno dei tanti racconti americani pubblicati su Saturnalia con protagonista l'investigatore inventato John Dorcas Smith.
Questa volta la risoluzione del caso non sarà semplice. Anita e Sebastiano saranno alle prese con una nuova indagine: scoprire chi ha ucciso Gioia, una giovane ragazza madre sordomuta, durante il ricevimento per l'adozione da parte dei conti Pazzaglia del suo figlioletto. Per tutti si tratta solo di un incidente, per Sebastiano e Anita no.
Inizieranno così a comportarsi come i loro detective di carta, investigando in ambienti poco puliti, in luoghi dove il regime ha più potere di quello che si pensa, grazie anche alla preziosa collaborazione di Julian, carissimo amico di Sebastiano, e Clara e Candida, migliore amica d'infanzia di Anita la prima e mentore ed ex professoressa di dattilografia, poco incline alle leggi del regime, la seconda.
Diana si torce le dita. Ė buffa, nota Anita: un momento cammina a scatti, cambiando direzione all'improvviso come un topo in un secchio, e si tormenta le mani e i capelli; un attimo dopo si massaggia la pancia, come per trasmettere al bambino "mamma è nervosa ma tu non c'entri: stai tranquillo, va tutto bene". Ė così che si ragiona, dunque, da madri? Mezzo cervello sempre dedicato alla prole, anche se l'altra metà è sconvolta addirittura da un caso di omicidio? Cavoli, pensa Anita. E Corrado gliene vuole far fare sei, di figli. Lei mica ce li ha, sei mezzi cervelli più un settimo per pensare al mondo esterno. Finirà che non avrà più spazio in testa per nient'altro.
Tra gite fuori porta, uscite in piena notte, guide notturne senza patente, l'investigazione è il punto cruciale di questo romanzo dal ritmo veloce ed accattivante, pieno di colpi di scena e che sicuramente non fa annoiare il lettore.
Alice Basso, con il suo stile leggero ed ironico, non delude mai! Ė capace di affrontare temi sensibili e spinosi su una quantità di argomenti differenti: politica, architettura, storia, sentimenti, senso di giustizia, miti, ingenuità e falsità del regime.
La narrazione avviene in un periodo particolarmente difficile per l'Italia, fatto di restrizioni, costrizioni ed ingiustizie, senza dubbio Alice offre molti spunti su cui riflettere, accompagnati dalla postfazione alla fine del romanzo, sempre super interessante, dove ci racconta molti dettagli sui fatti realmente o no accaduti, su alcuni passi narrativi, su frasi da cui ha preso spunto.
La storia di questo secondo capitolo dedicato alle avventure di Anita Bo è avvincente e intenso e i personaggi sono caratterizzati perfettamente.
Anita, con la sua freschezza ed irruenza giovanile, cresce in questo secondo episogio in modo graduale e consapevole. La sua passione e senso per la giustizia scalpitano in lei, la sua voglia di emancipazione è tangibile. Alla fine del romanzo troviamo un'Anita che da ragazza un po' leggera e inconsapevole si si trasforma in donna sempre più matura e pronta a combattere le ingiustizie.
Non è da meno la metamorfosi di Sebastiano Satta Ascona, il protagonista maschile di questa serie che in "Il grido della rosa" occupa maggior spazio avendo capitoli dedicati esclusivamente a lui e alle sue avventure quando non è con Anita. Da gentiluomo impomatato con simpatie antifasciste che conosciamo nei primi capitoli de "Il morso della vipera", Sebastiano diventerà un efficiente detective alle prime armi sprezzante del pericolo (e di suo futuro suocero, Sauro Bonatti, funzionario rionale del fascio).
Perchè, diciamocelo. Sebastiano non è l'unico uomo che la faccia sentire intelligente [...]Ma Sebastiano è l'unico che riesca addirittura a dirle che la trova più intelligente di lui. E Anita non è che gli creda - non pensa affatto di essere più intelligente di lui; forse più veloce a inventar storie, quello magari sì, e va bene, ma non più intelligente in senso assoluto - ma non è quello il punto. Il punto è che Sebastiano è il primo uomo che Anita conosca che può cederti qualcosa non solo senza perderci niente, ma venendone fuori ancora più grande.
Con la lingua tagliente e l'ironia dalla sua parte, Anita Bo non ha nulla da invidiare a Vani Sarca. Agli amanti della famosa ghostwriter, a chi non disdegna un buon giallo all'italiana, a cui vuole leggere un romanzo che racconta il ruolo della donna negli anni '30 con ironia e battute al vetriolo, non posso far altro che consigliare questa nuova serie, non ve ne pentirete!
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