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venerdì 16 settembre 2022

[Recensione] I miei giorni alla libreria Morisaki, di Satoshi Yagisawa

Buongiorno amici lettori,
vi è capitato di iniziare a leggere un romanzo e pensare "A l’è propi ‘n bumbunin!”, è proprio una bomboniera, tenero e super cute.. per poi proseguire la lettura e pensare che l'abbiano scritto due persone diverse. A me è capitato con I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa di cui ho adorato la prima parte e poco la seconda 😔 Cercherò di spiegarvelo meglio nella recensione!



Titolo: I miei giorni alla libreria Morisaki
Autore: Satoshi Yagisawa
Editore: Feltrinelli
Pagine: 160
Prezzo: 16,00 €

Jinbōchō, Tokyo. Il quartiere delle librerie e delle case editrici, paradiso dei lettori. Un angolo tranquillo e fuori dal tempo, a pochi passi dalla metropolitana e dai grandi palazzi moderni. File e file di vetrine stipate all'inverosimile di libri, nuovi o di seconda mano. Non tutti lo conoscono, più attratti da Ginza o dalle mille luci di Shibuya. Di sicuro Tatako – venticinquenne dalla vita piuttosto incolore – non lo frequenta assiduamente. Eppure è qui che si trova la libreria Morisaki, che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni. Un negozio di appena otto tatami in un vecchio edificio di legno, con una stanza al piano superiore adibita a magazzino. È il regno di Satoru, l'eccentrico zio di Tatako. Entusiasta e un po' squinternato, dedica la sua vita ai libri e alla Morisaki, soprattutto da quando la moglie lo ha lasciato. L'opposto di Tatako, che non esce di casa da quando l'uomo di cui era innamorata le ha detto di voler sposare un'altra. È Satoru a lanciarle un'ancora di salvezza, offrendole di trasferirsi al primo piano della libreria. Proprio lei che non è certo una forte lettrice, si trova di colpo a vivere in mezzo a torri pericolanti di libri e minacciosi clienti che continuano a farle domande e a citarle scrittori ignoti. Tra discussioni sempre più appassionate sulla letteratura moderna giapponese, un incontro in un caffè con un timido sconosciuto e rivelazioni sulla storia d'amore di Satoru, scoprirà pian piano un modo di comunicare e di relazionarsi che parte dai libri per arrivare al cuore. Un modo di vivere più intimo e autentico, senza paura del confronto e di lasciarsi andare.

"Il mio soggiorno presso la libreria Morisaki durò dall'inizio dell'estate fino alla primavera.
Abitavo sommersa dai libri in una stanza al primo piano, un ambiente buio e angusto, umido, pervaso dall'odore di muffa tipico della carta vecchia.
Ciò nonostante, il ricordo di quelle giornate è ormai parte di me perchè è proprio lì che la mia vita, la mia vera vità, è cominciata. Senza quell'esperienza tutto sarebbe stato molto più scialbo, banale, piatto."


Dopo una brutta delusione amorosa, la venticinquenne Tatako si rinchiude in se stessa, lascia il posto di lavoro e dorme 23 ore al giorno.
Sarà per la una chiamata da parte dello zio Satoru che cambierà la monotonia dei suoi giorni.
Per problemi di salute, lo zio Satoru non riesce più a mandare avanti la libreria di famiglia da solo, specialmente da quando sua moglie lo ha lasciato. Nonostante sia passati diversi anni, Tatako decide di aiutare quello zio eccentrico che adorava tanto quand'era piccola ma che vivendo in un altro quartiere non era più riuscita a frequentare.

Dopo essersi fatta spazio tra le centinaia di libri che occupano l'unica stanza disponibile, Tatako si stabilirà al piano superiore della libreria Morisaki, che fa parte della sua famiglia da 3 generazioni. Tra torri pericolanti di libri e bizzarri clienti dai più disparati interessi, Tatako troverà una nuova linfa per rimpolpare la sua vita e relazionarsi con i libri e con le persone.


"Penso che se non fossi finita in quella libreria adesso starei vivendo ancora una vita a metà. Oltre ai libri, quel posto mi ha fatto conoscere tante persone, mi ha insegnato tante cose che mi hanno aperto gli occhi su ciò che conta davvero... Ecco perchè il ricordo dei giorni trascorsi lì resterà per sempre dentro di me."


Prima di iniziare la recensione, volevo rendervi partecipi del mio shock dopo aver scoperto che a Tokyo esiste un intero quartiere popolato da tantissime librerie! Verso la fine del 1800 a Jinbōchō aprirono tre università e si concentrarono quindi nel quartire diverse rivendite di libri usati per gli studenti. Jinbōchō ancora oggi è patria di case editrici, librerie e caffè letterari frequentati da artisti, scrittori e intellettuali. È il cuore letterario di Tokyo e, se mai andrò a visitarla, organizzerò una tappa obbligatoria anche a Jinbōchō 😍

Lo stile di Satoshi Yagisawa mi è piaciuto molto, conciso, diretto e senza inutili giri di parole, nonostante le bellissime descrizioni dei luoghi. Sebbene molte persone la pensino diversamente, è possibile scrivere un ottimo romanzo anche con meno di 200 pagine e I miei giorni alla libreria Morisaki ne è la prova.

Come vi dicevo all'inizio del post, per quanto io abbia amato la prima parte di I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa, la seconda parte mi ha abbastanza deluso. Ho letto la prima parte del romanzo una sera dopo cena perchè avevo bisogno di cambiare la lettura che avevo in corso ed avevo letto pareri molto positivi su questo romanzo, ero tranquilla di andare sul sicuro. E così è stato! Me ne sono follemente innamorata, così la mattina dopo, prima di andare a lavoro, iniziai a leggere la seconda parte, "Il ritorno di Momoko", che, come se fosse un sequel, racconta il ritorno della moglie dello zio Satoru. Mi ha stupito proprio questo: se li trattiamo come due libri separati, da poco più di 60 pagine l'uno, sono perfetti ma insieme, in un unico volume, non li ho proprio compresi. Amato alla follia il primo racconto, abbastanza deludente il secondo, è come se avesse cambiato registro di scrittura, protagonisti e tanto altro (eh si, nella seconda parte la libreria Morisaki è poco presente, protagonista indiscussa invece nella prima parte). Sarà, ma nel complesso non posso dire di non averlo amato 😍

Grazie alle esperienze della giovane Tatako, leggendo I miei giorni alla libreria Morisaki impariamo che è possibile e benefico darci nuove opportunità, a smetterla di rinchiuderci in noi stessi appena abbiamo un problema o una delusione. Tutti hanno bisogno di aiuto nei momenti di sconforto e difficoltà e non dobbiamo temere di chiederlo a chi ci sta vicino. In I miei giorni alla libreria Morisaki comprendiamo soprattutto che i libri, anche se dai più sottovalutati, permettono di conoscere le persone, condividere legami, portare a galla sentimenti ed emozioni che ci aiutano a comunicare con l'esterno, vivendo una vita con ritmo più lento e sereno (si spera!).




Escludendo la leggera delusione provata leggendo la seconda parte, confermo che I miei giorni alla libreria Morisaki "A l’è propi ‘n bumbunin!. Super consigliato per chi già legge narrativa giapponese ma anche per chi vuole approcciarsi per la prima volta a questo stile molto conciso ma davvero emozionante. Ah, e anche a chi sogna da sempre di avere una libreria di famiglia e doversene prendere cura.





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Valentina Bollino
| BookBlogger e Content creator
Ho sempre un libro e una tazza di tè in mano, amo leggere fantasy e romance. Ultimamente sto studiando copywriting e scrittura per i social




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